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ISPIRAZIONINFIERA |
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19-ott-17 |
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L’ARTE VISIONARIA DI IMERIO ROVELLI |
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Non c’è stato proprio verso di fotografare Imerio e un po’ mi dispiace, perché noi di Vite a regola d’arte amiamo molto farvi conoscere le persone, che incontriamo nelle nostre peregrinazioni, anche mostrandovele fisicamente. |
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Ma lui ha preferito così ed è giusto rispettare il suo desiderio. |
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Riguardando oggi, dopo tanto tempo, le fotografie di Paratissima 12 sulla sua pagina Facebook, arrivo a comprendere meglio i motivi di quella sua decisione, perché sono le sue fotografie a spiegarmeli. Esse mostrano persone, che passeggiano fra le sue opere, che guardano, che osservano. Ma anche che sorridono, che paiono perplesse e certamente sempre curiose. |
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Il modo, in cui le ha ritratte, mi pare indicativo del suo interesse per le reazioni della gente. Si percepisce chiaramente, che lui osservava da lontano, dal suo angolino, dove stava – anche quando siamo passate a trovarlo Barbara ed io – quasi nascosto. Quasi non volesse disturbare, quasi non volesse rovinare con la sua presenza la percezione dei suoi lavori. Guardava senza essere visto, perché probabilmente la maggior parte delle persone a lui non aveva fatto nemmeno caso. Una persona normale fra tante. |
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Eppure Imerio, a ben guardare, non è esattamente una persona proprio così comune. E non è tanto, credetemi, per gli innumerevoli suoi interessi, per i numerosi corsi frequentati, per la quantità di opere prodotte. Sì, certo anche per questo, ci mancherebbe, perché non è da tutti cimentarsi nella pittura in tutte le sue forme, nel disegno, nella scultura, nell’incisione e in non so quante altre tecniche, ottenendo anche premi significativi. E non è da tutti avere le proprie opere in collezioni private e non, sia in Italia sia all’estero. |
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Quello che a me, incontrandolo per la prima volta, ha colpito di lui, senza quasi sapere nulla di lui oltretutto, è stato quell’essere in un certo senso timido e riservato, ma con la idee molto chiare. Le sue opere, poi, che possono apparire un tantino stravaganti, non mi hanno lasciato indifferente, perché sono riuscite a toccare qualcosa. Di profondo e strettamente personale. |
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Le sue sculture – mi rendo conto perfettamente, che la cosa possa far sorridere – mi hanno tanto ricordato le installazioni surreali e visionarie di mio figlio, che, servendosi dei materiali più disparati trovati in giro per casa, mette insieme, compone, appiccica, incolla e dà vita ad oggetti, che possono essere tutto e niente, ma che sono però la realizzazione perfetta della sua visione. |
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Un artista e un bambino di, allora, otto anni forse non hanno nulla in comune eppure … |
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Le opere, che Imerio ha portato l’anno scorso a Paratissima, portano dentro di sé tutta la meravigliosa creatività tipica dei bambini, che provano, che sperimentano, che utilizzano materiali recuperati, che non si preoccupano eccessivamente del risultato – salvo poi osservare con attenzione le reazioni degli adulti al loro lavoro – che vanno per la loro strada, assolutamente convinti sia quella giusta. |
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Se è vero, quindi, che, come diceva qualcuno, per creare al meglio bisogna tenere vivo il bambino dentro di noi, posso dire, che Imerio Rovelli è davvero un grande creatore. |
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Artista poliedrico, con una carriera molto lunga. In poche parole chi è Imerio Rovelli? |
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(ride) Ah, subito una domanda bomba … aiuto! (ride) |
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Imerio Rovelli è una persona normale. |
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Sì, ok, ma … |
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Come artista mi piace molto sperimentare. Faccio molti pezzi, usando diverse tecniche. Ultimamente mi piace giocare un po' con le radiografie, che piego e cui do forma e che poi ricopro con materiali, che io accumulo nel quotidiano. |
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Quindi sei uno sperimentatore? |
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Sì, sono un po' uno sperimentatore … |
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Da cosa nasce questa tua voglia di sperimentare? |
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Ma … l'arte mi è sempre piaciuta. Ho iniziato un po' da autodidatta, pitturando. Poi ho fatto alcuni corsi di scultura, sulla lavorazione della creta, sul disegno e sull’acquerello. Alla fine vedo, che mi attira sempre continuare a provare tecniche nuove, cose nuove. Non mi piace fossilizzarmi. |
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Mi pare una buona cosa … |
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In verità dicono, che tante volte sarebbe meglio seguire un percorso più riconoscibile … |
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Infatti è una domanda, che mi sono posta pure io: sperimentare sempre e comunque oppure meglio specializzarsi? |
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Non lo so. Mi pare, che, se non si cambia, diventa anche un po’ noioso. |
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Hai sperimentato moltissime tecniche. In quale ti senti più ferrato e a quale va la tua preferenza? |
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Io adoro la creta, mi piace veramente tanto modellarla, perché offre infinite possibilità. È malleabile e si può giostrare in tanti modi diversi. Poi chiaramente ogni materiale ha il suo fascino, anche il marmo è bello! |
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Sì, certamente, ma qual è il materiale del quale proprio non potresti mai fare a meno? |
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La creta! È più immediata e le cose immediate sono le migliori, sono più spontanee. Soprattutto il risultato si vede subito. |
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Parlami delle opere, che hai portato a Paratissima. Che cos'è per te l'effimero e come lo concretizzi nelle tue opere? |
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Allora … io qui ho portato una serie di architetture, che ho definito instabili e che possono essere valutate in molti modi diversi. Sono dei piccoli teatrini, volendo, ma assomigliano anche a dei ruderi. Possono essere dei paesaggi di guerra, ma anche paesaggi del futuro. |
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Sono molto giocose e molto colorate. |
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Ma perché l'effimero? |
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L’effimero, perché sono costituite da materiali, che si degradano facilmente. Non hanno una consistenza definita, i pezzi possono staccarsi con facilità. |
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Quali materiali hai usato per realizzare queste opere? |
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Ho fatto uso di carta, di tovaglioli piegati, di palline di pane, che naturalmente possono deteriorarsi, possono ammuffire. Ho usato elastici. Ho usato stagnole, quelle dei tappi dello spumante per capirci. |
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Quali sono le tecniche, che hai usato per realizzare queste opere? |
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Non ho usato una tecnica precisa, ho semplicemente assemblato molti materiali diversi. |
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Il punto di partenza è sempre una radiografia. Avevo cominciato a giocare un po' con le radiografie bidimensionali, creando delle nebulose stellari, applicando su queste lastre dei materiali effervescenti. |
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Dei cosa? |
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All'inizio ci mettevo sopra dei medicinali scaduti, tipo l'aspirina effervescente colorata con il Betadine. Tutto nell'ambito medico quindi .. |
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Ma sei una specie di chimico? |
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No, sono un meccanico! Poi, vabbè, ho cominciato a prendere il bicarbonato, il sale, la Frizzina e ho cercato di applicare questi materiali effervescenti appunto sopra questi … chiamiamoli … quadri. Però, provenendo, da un ambito più scultoreo, ho preferito poi cercare di dare a queste opere una dimensione tridimensionale. |
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Qual è il messaggio, che vuoi dare con questi tuoi lavori? |
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È dura … non lo so. Non voglio dare un messaggio preciso, voglio che siano gli altri ad interpretare le mie opere. |
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La mia idea iniziale era quella di fare delle architetture, interpretabili, come ho già detto, in modo diverso e collocabili in contesti molto diversi. Ognuno ci vede quello che vuole, non credo abbiano un senso ben definito. |
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Che cos'è l'arte per te? |
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L'arte è uno stile di vita. È un modo di concepire la vita, un modo decisamente gioioso. |
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Essere artisti oggi. Quali sono, se ci sono, le difficoltà? |
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La difficoltà maggiore è, credo, trovare gli agganci giusti per potersi inserire negli ambiti espositivi e nel mercato. Poi, certo, l'importante è che rimanga il piacere e la voglia di realizzare le opere. Personalmente cerco di non uscire dal mio percorso personale, anche se le mie opere non sono certo facilmente commercializzabili. |
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Beh, è giusto rimanere essere fedeli a se stessi … |
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Sì, io preferisco fare quello, che mi piace! |
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È ancora possibile oggi riuscire ad emergere in campo artistico? Riuscire ad avere qualcosa di originale da dire? |
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Credo si parta sempre da quello, che è arrivato prima, da quello che c’è già. Poi è sempre possibile andare avanti, magari a piccoli passi, ma è possibile trovare altro. |
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Questa è la tua prima volta a Paratissima. Com'è questa esperienza? |
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A me è piaciuta, la trovo un’esperienza positiva. Mi piace l'ambientazione, mi piace anche la gente. Ho visto un sacco di cose interessanti e mi sono anche iscritto ad un corso, un workshop, che si chiama Resinarconcreto, non so se lo hai visto … |
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Sì, l'ho visto. |
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Ti mostrano come realizzare oggetti con un determinato materiale. |
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Quindi sei venuto anche ad imparare? |
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Sì, ero davvero curioso. |
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Imerio Rovelli |
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